giovedì 13 ottobre 2011

CRISI E CATALIZZATORI
Dalla modernità al suo superamento









Antonino Saggio ,
ARCHITETTURA E MODERNITA’
Dal Bauhaus alla rivoluzione informatica,
Carocci , Roma, 2010, (pp.468)



“Architettura e modernità. Dal Bauhaus alla rivoluzione informatica” rappresenta la volontà di ricercare, attraverso un excursus degli ultimi ottanta anni della storia dell’architettura, quali sono state le crisi e i catalizzatori che dal Bauhaus hanno condotto alla rivoluzione informatica, soffermandosi su quei momenti in cui gli architetti hanno preso coscienza di un nuovo orizzonte problematico e, propendendo verso la ricerca della modernità, sono stati in grado di “trasformare le crisi in valore”.
L’obiettivo dichiarato è quello di dimostrare come la presenza sempre più consistente dell’informatica e le potenzialità degli strumenti di simulazione contemporanei, abbiano ribaltato profondamente il modo di fare architettura, propendendo sempre più verso la ricerca della soggettività, della personalizzazione, della comunicazione e della complessità, in opposizione alla tendenza oggettiva e funzionale che aveva caratterizzato i primi anni del secolo scorso.
L’asse critico portante delle riflessioni sviluppate è costituito dalla ricerca, nell’architettura e nei suoi protagonisti, delle fasi e dei momenti salienti che hanno eroso il paradigma industriale, definendo altri parametri che hanno condotto alla rivoluzione informatica.
Il testo è articolato in otto grandi capitoli, secondo un’impostazione di tipo cronologico:
  • gli anni della macchina (1919-1929);
  • l’era dell’individualità (1929 – 1939);
  • la ricostruzione del significato (1945- 1956);
  • gli anni del Big Bang (1957 – 1966);
  • gli anni del linguaggio (1968 – 1977);
  • gli anni dei contesti e dei palinsesti (1978 – 1987);
  • il successo dell’architettura nel mondo (1988 – 2000);
  • la rivoluzione informatica (dopo il 2001).

La potenza rivoluzionaria dell’industrializzazione ha portato, negli anni venti del secolo scorso, alla nascita di una nuova estetica basata sui principi della produttività seriale e industrializzata, che in architettura trova espressione prima di tutto nella nuova concezione antiprospettica della trasparenza, definita nell’edificio del Bauhaus, ma anche nei diversi contributi dei protagonisti del tempo (Le Corbusier, Mies, Mendelson), che rifonderanno prepotentemente le basi del pensiero moderno.

La prima profonda crisi del sistema produttivo, a seguito del crollo della borsa di WallStreet nel 1929, in architettura si traduce in una separazione tra l’esperienza d’oltreoceano dell’International Style e le ricerche dei CIAM su come impostare funzionalmente i temi della nuova società.

La fine della seconda guerra mondiale segna il distacco definitivo dai principi della rivoluzione industriale e pone l’architettura come mezzo primario per migliorare la qualità della vita, attraverso, oltre i grandi interventi urbani, quell’edificare inteso come atto sociale e collettivo, interprete dei bisogni primari dell’uomo (Kahn).

L’avvento della cultura pop, e i progressi tecnologici degli anni cinquanta e sessanta, in particolare l’invenzione della scatola televisiva, generano nuove forme di estetica diffusa che conducono alla frammentazione culturale. Inoltre, il quadro desolante della ricostruzione postbellica genera una nuova crisi della città, reinterpretata, da un lato, nei modelli delle macrostrutture, dall’altro nelle ricerche delle relazioni tra individuo e ambiente.

Il nuovo slancio ideale verso la ricerca della libertà esploso nel 1968, da vita ad una nuova dimensione estetica di massa, che si traduce in un’architettura che propone un ritorno alla figurazione, dapprima con l’High Tech, poi con il postmoderno, e un forte spirito di “partecipazione” degli utenti nel processo progettuale.

Negli anni ottanta la cultura architettonica prende coscienza dei limiti delle risorse del pianeta. Da “Roma interrotta”, dalle esperienze di “archeologia contemporanea” di Anselmi e Purini, dalla ricerca dei paesaggi residuali di Gerhy, dalla scoperta della carica ispiratrice del paesaggio naturale di Hadid, si evince la necessità di una progettazione attenta all’ambiente e al rapporto con il luogo.

La caduta del muro di Berlino, nel 1989, apre il mondo ad una nuova stagione storica,segnata dalla globalizzazione e dall’avvento delle nuove tecnologie dell’informazione. La ricerca di tensione e dinamismo tipica del Decostruttivismo e l’affermarsi di una nuova idea di trasparenza, “iper-contestuale” e personalizzabile, rappresentano la volontà dell’architettura di entrare a far parte del mondo della comunicazione.

Ma è l’11 Settembre 2001 a segnare il nuovo passaggio epocale, caratterizzato dalla presenza preponderante dell’informatica nel campo dell’architettura. Un nuovo sentire “digitale” pervade la produzione architettonica, grazie all’utilizzo della pelle digitalizzata, della modellazione plastica delle forme, dell’interattività fisica ed emotiva tra l’oggetto architettonico e il mondo esterno, ma anche grazie alla ricerca di un nuovo rapporto ecosostenibile tra sistemi urbani, architettonici e ambiente.

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