LA PARTECIPAZIONE NELLE TRASFORMAZIONI URBANE CONTEMPORANEE Impatto e potenzialità delle nuove tecnologie informatiche
Le trasformazioni più significative della metropoli contemporanea vengono sempre più spesso affidate allo sviluppo di progetti complessi, più che al flusso della pianificazione convenzionale.
L’accettazione della complessità rappresenta la chiave di lettura del progetto urbano contemporaneo, che si differenzia dalla tradizione degli interventi di composizione urbana per il suo approccio multidisciplinare, multiscalare, multifunzionale e multidimensionale, che ha fatto del progetto, non più l’elaborazione finale di un processo di creazione, ma un’interazione dinamica tra i diversi attori coinvolti, tra cui risulta di fondamentale importanza la partecipazione attiva dei cittadini nel processo decisionale.
La partecipazione dei cittadini nel processo di definizione progettuale, non è un elemento nuovo nella scena della teoria dell’architettura, ma è un elemento che nella contemporaneità assume ruoli, dimensioni, forme e obiettivi diversi.
Nel movimento moderno, i maestri detentori di una teoria universalmente valida, utilizzavano la partecipazione come strumento di veicolazione dell’idea del Moderno, basata sui principi della produzione industriale e sul concetto dell’existenz minimum. Ne sono un esempio il “quartiere Torten” a Dessau di Gropius oppure l’ “Unità di abitazione” di Marsiglia di Le Corbusier, in cui il progetto rappresenta il mezzo per educare la popolazione, abituata ad una condizione abitativa rurale basata sull’agricoltura, ad una nuova concezione di casa, quartiere e città.
Unité d'Habitation di Marseille, Le Corbusier, 1946
Agli inizi degli anni '70, nell’ambito delle culture alternative generate dal '68, nasce quella che viene, appunto, definita “Architettura della partecipazione” che, frutto di una vera e propria operazione di concertazione tra architetto e utenti futuri, mirava a recuperare un patto sociale con i cittadini. Si pensi alle sperimentazioni di Giancarlo De Carlo, ad esempio nel progetto del villaggio Matteotti a Terni, frutto di un processo di selezione da parte degli abitanti, della soluzione ritenuta più idonea tra un abaco di possibilità redatte dal progettista; oppure al progetto del Byker Wall a Newcastel in cui Erskine, come De Carlo, credendo nella necessità di richiedere la partecipazione dei residenti futuri sin dalle prime fasi del processo di progettazione, trasferisce il suo studio nell’area di progetto, in modo da costruire una relazione diretta con la comunità locale.
Villaggio Matteotti a Terni, Giancarlo De Carlo, 1970
Biker Wall a New Castel, Ralph Erskine, 1973-78
Nel progetto urbano contemporaneo, la partecipazione, lontana sia dagli scopi didattici del Movimento Moderno, che da quelli filantropici degli anni 70, rappresenta un vero e proprio investimento, finalizzato all’ ottenimento di una serie di obiettivi specifici, quali:
il coinvolgimento dei cittadini nei processi di pianificazione, progettazione e nei sistemi decisionali, in modo che interagisca e si inserisca nel momento in cui si cercano soluzioni a problemi; la promozione del progetto, al fine di reperire il capitale necessario alla sua realizzazione; il miglioramento del progetto, delle decisioni, della consegna dei servizi e complessivamente della qualità dell’ambiente; il superamento della sindrome NIMBY (Not In My Back Yard) per garantire la riuscita dell’operazione nei tempi e nei modi stabiliti. Questo perché, non essendo più prerogativa esclusiva dell’architetto, la partecipazione oggi concerne i soggetti politici che operano alla ricerca del consenso, gli investitori che utilizzano la partecipazione come misura preventiva ad eventuali movimenti di opposizione e i gestori che auspicano alla creazione di un interesse positivo nei confronti del progetto.
Fino a qualche anno fa i processi partecipativi erano garantiti attraverso la pubblicazione dello stato di avanzamento del progetto, così da consentire ai rappresentanti dei comitati cittadini di esprimere la propria opinione.
Questo è quello che è avvenuto ad esempio nel progetto urbano di “Parigi- Les Halles”, in cui la partecipazione è avvenuta sia attraverso incontri periodici con diverse associazioni di cittadini, durante tutte le fasi del concorso, sia mostrando al pubblico i progetti finalisti e sollecitando a scegliere il preferito attraverso postazioni interattive distribuite su 20 arrondissement parigini.
Progetto Urbano Parigi-Les Halles, Parigi, Mangin/Seura, 2004
Oppure nel concorso del World Trade Center a New dove è stata composta una giuria mista che univa rappresentanti istituzionali del mondo della cultura, del Sindaco e del Governatore e comuni cittadini; questa giuria ha definito le linee guida per la progettazione e selezionato il vincitore del concorso attraverso un processo in due fasi: nella prima, oltre 13 mila architetti hanno presentato progetti di massima; nella seconda, gli otto progetti finalisti si sono contrapposti in un vero e proprio concorso.
World Trade Center Site Memorial Competition, New York, Arad/Walker, 2004
Oggi, grazie all’utilizzo, ormai diffuso, delle tecnologie informatiche, in particolar modo quelle riferite al cosiddetto web 2.0, cioè tutte quelle applicazioni online che consentono uno spiccato livello di interazione tra sito e utente, la partecipazione ha ampliato le proprie possibilità, espandendo in maniera esponenziale la base comunicativa, così che tutti possono sapere e condividere, e consentendo tempi di risposta istantanei, in grado di reggere il passo con i tempi del progetto.
L’utilizzo sempre più diffuso dei social network ha accorciato le distanze tra pubblica amministrazione, investitori, architetti e cittadini, consentendo, a quest’ultimi, di contribuire, attraverso proposte e iniziative, alla progettazione e alla gestione della propria città. L’amministrazione di Pisa, ad esempio, si è dotata di un proprio social network che è diventato il luogo virtuale dove offrire servizi e incontrare i cittadini.
ParteciPi.net, social network del comune di Pisa
La diffusione degli smartphone e la creazione di una serie di applicazioni che consentono di raccogliere enormi quantità di dati su abitudini, esigenze e aspirazioni della popolazione, offrono possibili soluzioni a due delle questioni più delicate riguardo la partecipazione nel progetto urbano: la condivisione dei dati ed il coinvolgimento dei cittadini.
A Senigallia nel luglio dl 2010 è partito il progetto “QR City”, che prevede attraverso l’utilizzo dei cosiddetti QR code, codici Quick Response , cioè a risposta rapida, la digitalizzazione della città attraverso un servizio informativo che arriva direttamente sui dispositivi mobili di cittadini e turisti.
Progetto "QRCity", comune di Senigallia (AN), 2010
La città di Columbus nell’ Ohio ha rilasciato un’ applicazione gratuita mobile, chiamata “MyColumbus” che permette ai residenti un miglior accesso alle risorse della città e della comunità.
Applicazione "MyColumbus", città di Columbus, Ohio
Un altro esempio di applicazione a servizio della progettazione e della gestione del territorio è il progetto “the Copenhagen Wheel”, presentato nel 2009 presso la conferenza delle Nazioni Unite sul clima. Il progetto è stato concepito e sviluppato dal SENSEable City Lab del MIT, che porta avanti una ricerca basata su un nuovo tipo di progettazione urbana che deriva dall’interazione tra persone, città e tecnologia. A Copenhagen, SENSEable City Lab ha introdotto una serie di biciclette ibride controllate attraverso smartphone, che funzionano come unità di rilevamento. Tali biciclette forniscono informazioni sulle abitudini di chi guida, sui livelli di inquinamento dell’aria, sulla congestione del traffico e sulla viabilità in tempo reale, consentendo alle amministrazioni e ai progettisti di analizzare dati ambientali a scala urbana, e quindi di ottimizzare la progettazione, e alle autorità di coordinare, ad esempio, un massiccio movimento di persone durante gli eventi speciali. Consentono in pratica di gestire in modo più mirato le risorse della città.
Progetto "The Copenhagen Wheel", SENSEable City Lab MIT, 2009
Ma, il fattore più innovativo dell’utilizzo di tali strumenti consiste nel fatto che il lasso di tempo che intercorre tra la condivisione dei dati e la partecipazione dei cittadini è brevissimo, praticamente istantaneo. Ne sono una testimonianza i geoblog, cioè blog georeferenziati, in cui è possibile, in maniera istantanea, scrivere le proprie opinioni e tenere traccia delle proprie riflessioni e dei relativi commenti dei lettori. Il geoblog è uno strumento di partecipazione interattiva dei cittadini ai processi di pianificazione, basato su mappe accessibili tramite web. Su tali mappe possono essere inserite informazioni localizzate spazialmente che, tramite la partecipazione interattiva dei cittadini e dei portatori di interessi specifici, diventano rappresentative delle opinioni della comunità locale.
Geoblog "Percorsi Emotivi", città di Bologna
Geoblog "Via Frangigena"
Dunque, nell’era del web 2.0, dove la progettazione è un processo in continuo divenire, e la velocità di interazione e trasformazione tende all’istantaneità, come deve porsi il progetto?
Innanzi tutto, perché ci possa essere concertazione e partecipazione, affinché i cittadini siano in grado di esprimere la propria opinione, il progetto deve essere presentato loro, in modo chiaro, utilizzando gli strumenti di simulazione tridimensionale. Tale rappresentazione deve essere variabile dinamicamente nel tempo, assorbendo, istantaneamente, i cambiamenti che il progetto subisce. I dati pubblicati, inoltre, devono essere accessibili a tutti, in qualsiasi momento, e devono risultare di facile comprensione anche ai “non tecnici”.
Queste considerazioni mettono in campo una serie di temi critici di riflessione futura che generano nuove chiavi critiche di approccio al progetto.
Se nel testo “Architettura e modernità. Dal Bauhaus alla rivoluzione informatica” ci si è interrogati su come l’avvento dell’Information Technology, del web 1.0, abbia portato a ripensare il modo di fare architettura, influenzandone sviluppi, forme, linguaggi;
questi strumenti di interazione dinamica, mobile, ubiqua, stanno portando ad un ulteriore nuovo approccio al progetto?
E, in tal caso, quali dovrebbero essere i principi compositivi adatti al processo progettuale nell’era del web 2.0?
Che tipo di linguaggio progettuale risulterebbe più idoneo a conciliare questo universo globale con i contesti locali?
Siamo per caso alle soglie di un'ulteriore nuova epoca per l’architettura?